Buongiorno,
solo due
parole per portare i saluti dell’amministrazione comunale. Non mi dilungherò
sulla questione della fuga dei cervelli, di cui tanto si parla senza che mai
concretamente nulla avvenga per arginarla. Non parlerò neanche da calabrese,
perché non lo sono. Sono una specie di emigrata al contrario. La dottoressa
Savaglio, da Cosenza, è emigrata verso l’America, la Germania. Io sono romana
di nascita ma ho vissuto e studiato a Parigi, dove mi sono laureata e a Madrid,
per giungere poi casualmente e inaspettatamente a Cosenza. Quando ero in
procinto di partire (avevo avuto un contratto all’Università della Calabria)
gli amici e i parenti erano in forte imbarazzo. Non sapevano se
complimentarsi o rammaricarsi. Della
serie: complimenti, così giovane, già vai a insegnare all’università e poi…
certo… a Cosenza… qualcuno mi disse: a Cosenza?? Ma lì c’è la Salerno-Reggio
Calabria! Inutile dire che invece ho trovato una città ospitale e accogliente,
tanto che ormai sono qui da quasi 15 anni. Ovviamente, sempre a contratto,
precaria.
Conosco il
mondo universitario per averlo respirato in famiglia, mio padre è un matematico
in pensione, ha insegnato in Italia, dove non ha fatto carriera e all’estero
dove invece è stimato e apprezzato. (…)
Quello che
colpisce è la distanza abissale nella gestione del quotidiano. In un’intervista
al corriere della sera Sandra Savaglio fa un esempio lampante: se ho bisogno di
una penna in Italia devo compilare un modellino, in America apro un armadietto
e me la prendo. Il problema è che con l’amicizia, la raccomandazione, c’è chi
avrà la penna senza bisogno di compilare il modellino. E così si è sempre alla
ricerca della via più breve, del sotterfugio. Il concorso truccato – che ormai
non desta neanche più scandalo – si pone sullo stesso piano. Cioè a dire, che occorre partire dal basso e
cercare di modificare piccoli comportamenti quotidiani.
Non
abbassare la guardia, indignarsi almeno un po’, cercare di contrastare gli
ostacoli e i piccoli furti quotidiani, di
non far prevalere quell’atteggiamento miope che a Napoli si riassume
nell’interrogativo “chi m’o fa fà”, quella saudade che a Cosenza si definisce
“vilienza”. Sapendo che i tempi del cambiamento sono piuttosto lunghi e che
difficilmente saremo noi i fruitori di un quadro modificato favorevolmente in
termini di civiltà dei comportamenti. Pronti a cogliere una chance (alludo al
progetto dei maestri di strada nei
quartieri di Napoli) …confidando in ogni caso in un assunto di base, che è ciò
che mi sono sentita di scrivere su questa bandana: “quello che ti entra nella
testa nessuno mai potrà levartelo”. Che volentieri doniamo a Sandra, che è
un’ottima testimonial.
(Sandra Savaglio incontra gli studenti dell’Istituto “Lucrezia
della Valle”, Cosenza 29 febbraio)
decisamente non siamo al centro dell'universo
muovi il cursore da destra a sinistra e viceversa
ancora questioni di scala
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