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Hilde Domin

lunedì 8 ottobre 2012

Teatro della vita quotidiana


Erving Goffman scrisse nel 1959 un saggio fondamentale: “La vita quotidiana come rappresentazione”.
In questa prospettiva, istituzioni della società - da quelle domestiche a quelle professionali - sono analizzate come se fossero delle rappresentazioni teatrali, dotate di attori che, dopo essersi preparati in un retroscena, recitano su una ribalta, di fronte ad un pubblico. Goffman applica un approccio "drammaturgico" all'interazione sociale: considera la vita sociale come una sorta di teatro in cui le persone assumono le diverse parti e agiscono come "registi" della loro vita e delle impressioni che destano negli altri.

Così il palazzo comunale è teatrale, in un gioco delle parti tra maggioranza e opposizione, tra sindaco, vicesindaco e assessori. Giochi di ruolo, giochi di luci, costumi, set, location: il palazzo coi tornelli, il bar, la piazza, il lungofiume, il camper, il cinema, la casa. Arrivare alla  fine del mese: ogni giorno si replica anche quando la pièce è noiosa o teatro dell’assurdo.
L’imitazione e la rappresentazione di ciò che ci circonda sono azioni che compiamo in modo naturale dalla nascita. Entrambe ci permettono di esprimerci e di mostrare agli altri ciò che sappiamo o possiamo fare. Esse permettono altresì di costruirci in quanto persone a partire, tra l’altro, dagli effetti che producono sugli altri e dalle risposte che ci forniscono.
Imitazione  e rappresentazione sono processi che il teatro condivide con l’educazione. E tuttavia le relazioni fra i due sono state sempre sporadiche  o irregolari. Eppure le potenzialità educative del teatro sono enormi.
E non parliamo, ovviamente, dei contenuti che questa o quella pièce può trasmettere, ma proprio del teatro come linguaggio, come esperienza personale e collettiva che rende possibile lo svelamento e l’ampliamento dei registri espressivi, indipendentemente dall’età dei partecipanti e dall’ambito di formazione – educazione formale o informale.
Per questo, sin dallo scorso anno, abbiamo voluto dare spazio al teatro. Non voglio certo assumere il merito di progetti come “famiglie a teatro” o “teatrando s’impara” che mi/ci precedono e che da molti anni godono di un certo successo. A queste sono state aggiunte altre iniziative come l’Open Day e “Ogni luogo contiene segreti”, ciclo di incontri in cui gli studenti delle scuole medie e superiori hanno incontrato i mestieri meno noti del teatro: l’amministratore di compagnia, la costumista, il fonico, etc.
Questa amministrazione intende fortificare i legami con chi, come il Centro Rat, fa teatro da sempre in questa città, mettendo ben in evidenza che il teatro per famiglie o il teatro per le giovani generazioni non è un teatro di serie B, né rappresenta una programmazione accessoria, a patto che si metta in primo piano la rappresentazione. Se il teatro smetterà di essere veicolato nelle scuole come solo testo, sganciato dalla scrittura scenica e dalla messa in scena, saranno i bambini i primi a chiedere alle loro famiglie di andare a teatro.

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