Erving Goffman scrisse nel 1959 un saggio fondamentale: “La
vita quotidiana come rappresentazione”.
In questa prospettiva, istituzioni della società - da quelle
domestiche a quelle professionali - sono analizzate come se fossero delle
rappresentazioni teatrali, dotate di attori che, dopo essersi preparati in un
retroscena, recitano su una ribalta, di fronte ad un pubblico. Goffman applica
un approccio "drammaturgico" all'interazione sociale: considera la
vita sociale come una sorta di teatro in cui le persone assumono le diverse
parti e agiscono come "registi" della loro vita e delle impressioni
che destano negli altri.
Così il palazzo comunale è teatrale, in un gioco delle parti
tra maggioranza e opposizione, tra sindaco, vicesindaco e assessori. Giochi di
ruolo, giochi di luci, costumi, set, location: il palazzo coi tornelli, il bar,
la piazza, il lungofiume, il camper, il cinema, la casa. Arrivare alla fine del mese: ogni giorno si replica anche
quando la pièce è noiosa o teatro dell’assurdo.
L’imitazione e la rappresentazione di ciò che ci circonda
sono azioni che compiamo in modo naturale dalla nascita. Entrambe ci permettono
di esprimerci e di mostrare agli altri ciò che sappiamo o possiamo fare. Esse
permettono altresì di costruirci in quanto persone a partire, tra l’altro,
dagli effetti che producono sugli altri e dalle risposte che ci forniscono.
Imitazione e
rappresentazione sono processi che il teatro condivide con l’educazione. E
tuttavia le relazioni fra i due sono state sempre sporadiche o irregolari. Eppure le potenzialità educative
del teatro sono enormi.
E non parliamo, ovviamente, dei contenuti che questa o quella
pièce può trasmettere, ma proprio del teatro come linguaggio, come esperienza
personale e collettiva che rende possibile lo svelamento e l’ampliamento dei
registri espressivi, indipendentemente dall’età dei partecipanti e dall’ambito
di formazione – educazione formale o informale.
Per questo, sin dallo scorso anno, abbiamo voluto dare spazio
al teatro. Non voglio certo assumere il merito di progetti come “famiglie a
teatro” o “teatrando s’impara” che mi/ci precedono e che da molti anni godono
di un certo successo. A queste sono state aggiunte altre iniziative come l’Open
Day e “Ogni luogo contiene segreti”, ciclo di incontri in cui gli studenti
delle scuole medie e superiori hanno incontrato i mestieri meno noti del
teatro: l’amministratore di compagnia, la costumista, il fonico, etc.
Questa amministrazione intende fortificare i legami con chi,
come il Centro Rat, fa teatro da sempre in questa città, mettendo ben in
evidenza che il teatro per famiglie o il teatro per le giovani generazioni non
è un teatro di serie B, né rappresenta una programmazione accessoria, a patto
che si metta in primo piano la rappresentazione. Se il teatro smetterà di
essere veicolato nelle scuole come solo testo, sganciato dalla scrittura
scenica e dalla messa in scena, saranno i bambini i primi a chiedere alle loro
famiglie di andare a teatro.
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